Parla il padre di Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchittin, dopo l’intercettazione in carcere dove tentava di minimizzare ciò che il figlio aveva commesso. Oggi Nicola Turetta a Pomeriggio 5 fornisce le sue spiegazioni.
“Non avrei mai pensato di arrivare al punto di dovermi scusare per aver voluto che mio figlio rimanesse in vita”.
Queste le parole di Nicola Turetta, il padre di Filippo Turetta a “Pomeriggio Cinque News”, il programma condotto da Simona Branchetti su Canale 5. P
ochi giorni fa sono state rese pubbliche le intercettazione del primo colloquio tra Filippo Turetta, reo confesso di aver ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, e i genitori nel carcere di Verona: Nicola prova a spiegare il suo punto di vista su quelle esternazioni che avevano lo scopo di rincuorare il figlio, temendo un suo possibile gesto estremo.
E aggiunge:
«Questo lo voglio dire chiaramente: io pensavo di vivere in un mondo che non è più il mio. Io pensavo che fosse una cosa normalissima, nel senso, entrare, vedere un figlio e che anche se è stato un assassino… quello è. Arrivare a un punto in cui il padre non può più dire neanche al figlio: “resta in vita, cerca di farti forza.. e tieni duro”. Questo io purtroppo non riesco a capire perché siamo arrivati a questa cosa. Filippo era un figlio sconvolto quindi io credo solo che sia giusto avere anche un po’ di rispetto per noi genitori, che siamo sempre genitori di un assassino, per carità, e lui farà i suoi anni che si merita.. Però le persone intelligenti capiscono benissimo che non sono certo cose che può dire un papà, un genitore.. cioè, ovvio che non le può pensare. Quindi, quello di cui mi rammarico è come si sia arrivati a questo punto, come qualcuno abbia potuto pensare che quelle parole potessero avere un senso vero».