«Dopo i trent’anni sono diventato più tranquillo. E cerco di stare il più possibile con i miei. La famiglia è terribilmente importante per me, con loro posso rilassarmi». Jake Gyllenhaal, ex bambino prodigio (recita da quando aveva 10 anni), già protagonista del film di culto “Donnie Darko”, oggi protagonista del thriller “Prisoners”, parla a “Io donna”, in edicola sabato 9 novembre, della nuova fase della sua vita:
«L’onestà e l’amore della mia famiglia rappresentano tutto, sono stati la mia scuola di vita. Da due anni vivo a New York perché volevo che fossimo vicini. Mia sorella ha due bellissime bambine che crescono velocemente e io non voglio perdere questo momento delle loro vite. Sono a solo tre fermate di metrò e vado da loro appena posso».
Figlio e fratello d’arte – il padre è regista, la madre sceneggiatrice e la sorella maggiore, Maggie, attrice – Jake Gyllenhaal è un attore in straordinaria crescita da quando, nel 2005, interpretò il cowboy innamorato di Heath Ledger in “Brokeback Mountain”. In “Prisoners”, appena uscito in sala e già in predicato per gli Oscar, interpreta un investigatore che tenta di salvare due bambine rapite.
Co-protagonista è Hugh Jackman, padre di una delle due, un uomo pronto a tutto pur di ritrovare la figlioletta. «L’elemento più interessante del film» dichiara Gyllenhaal a “Io donna” «è che tutti possono essere colpevoli. Abbiamo visto tanti film su uomini che vendicano il male fatto ai propri figli o alla famiglia. Ormai queste storie hanno una valenza quasi mitologica e il vero problema è la glorificazione della violenza, la mitizzazione della vendetta da parte del “giusto”. In “Prisoners”, invece, tutti i personaggi hanno un lato oscuro, sono in bilico fra ragione e torto».