Ninna nanna ninna oh, questo bimbo a chi lo do? Educare i piccoli al sonno, senza inutili traumi ma preservando l’intimità del lettone di mamma e papà. Come? Lo spiega Francesca Cenci, psicoterapeuta, nel suo libro “Due cuori e una famiglia”.
«Dorme?» Non è forse questa la domanda più temuta da ogni neomamma? E’ quella che arriva prima di tutte le altre e che, di norma, spiazza e imbarazza. Perché se da una parte è normale e scontato che un bambino di pochi mesi non sia fisiologicamente in grado di dormire con la regolarità di un adulto e alterni riposi di breve durata e frequenti risvegli notturni, dall’altra è altrettanto assodato che questo impedirà ai genitori di riposare il tempo necessario e metterà a dura prova la pazienza e la resistenza fisica, oltre che la solidità della relazione di coppia.
Eppure un modo per educare gradualmente – e senza traumi – i bambini al sonno esiste, a metà tra il celebre “Fate la nanna” del medico Eduard Estivill e l’alternativa opposta del “Co-spleeping” del pediatra Gonzales: è la “Tecnica delle carezze”, elaborata dalla psicologa e psicoterapeuta parmense Francesca Cenci, autrice di “Due cuori e una famiglia”, una piccola guida che spiega “Come far sopravvivere la coppia quando nasce un figlio”.
«Credo che il metodo Estivill sia efficace ma ho qualche perplessità rispetto ai vissuti di abbandono e di angoscia che possono sperimentare i neonati. D’altra parte concordo con la necessità di dare al piccolo calore e vicinanza fisica ma sono assolutamente contraria all’abitudine di far dormire i bambini con i genitori».
Il suo metodo prende spunto dal famoso “e.a.s.y.” dell’ostetrica inglese Tracy Hogg e definisce una “routine organizzata” prima della nanna (bagnetto, pappa, gioco) e di un accompagnamento al sonno che prevede sì il contatto fisico e la presenza della mamma – che però non deve mai prendere in braccio il bambino – ma lasciando al pianto del piccolo il libero sfogo.
«Si sentirà al sicuro, saprà di poter contare sulla vostra presenza in caso di bisogno ma allo stesso tempo imparerà a consolarsi in modo autonomo e, vedrete, arriverà a cavarsela benissimo da solo. Lui dormirà e anche voi. Ciascuno nel proprio letto».