«Il successo può essere un valore aggiunto, ma da solo di certo non dà né peso né senso all’esistenza». Parola di Paolo Bonolis, che in un’intervista al settimanale OGGI, si lascia andare a confidenze intime:
«Faccio un lavoro bellissimo e sono grato al pubblico che da anni mi sostiene e mi segue. L’anonimato non mi manca perché io, fuori dal lavoro, faccio una vita normale: non frequento salotti, aperitivi, aperi-cene, pranzi di società. Non lo dico con snobismo e nemmeno con sufficienza, ma non saprei come comportarmi, con chi parlare, cosa fare. Non ho niente in comune con la mondanità. Io parlo, discuto, mi appassiono, mi offro con le persone con cui sono legato da stima o affetto… L’anonimato non mi manca perché ho saputo e voluto ritagliarmi spazi necessari e vitali per la mia persona».
Bonolis aggiunge: «Ciò che impreziosisce la vita è la sua imperfezione e se accetti questa realtà puoi imparare a innamorarti veramente della vita. Della tua e di quella di chi ti sta accanto. Noi siamo le nostre fragilità e per coglierle e valorizzarle in noi e negli altri abbiamo tutti estremo bisogno di distaccarci dal superfluo, dall’artificio, dalla fuffa. Io vivo così e sono felice».
Per Bonolis contano i pochi amici veri: «Oltre a mia moglie Sonia, ovviamente, c’è Lucio Presta, i miei autori storici, i registi Roberto Cenci e Stefano Vicario. Sono persone con cui lavoro in amicizia e in armonia da tantissimi anni. Poi ho al massimo tre amici veri con cui mi sento spesso, e sono quelli con cui condivido soprattutto le cose che non girano, i problemi di tutti i giorni come quelli che ha la maggior parte delle persone».