I concorsi di bellezza per bambini, tanto diffusi negli Stati Uniti, stanno diventando una realtà in ascesa anche in Italia. Piccoli bebè quasi in fasce, vestiti alla perfezione, che sfilano in braccio alle mamme fiere di mostrare i loro pargoli, bambini un po’ goffi che ballano, ma anche bimbe di pochi anni che si atteggiano a veline muovendosi in passerella come piccole donnine vissute.
Competizioni, spesso organizzate a livello locale, pubblicizzate anche su Facebook. I genitori lo fanno perchè hanno la promessa che i loro baby modelli lavoreranno nel mondo della moda o del cinema.
Facebook è il punto di partenza: è proprio qui che mamme e papà chiedono informazioni su come iscrivere i loro bambini e la risposta è quella di telefonare nelle varie agenzie per prendere il primo appuntamento.
Un fenomeno che spacca le opinioni della gente a metà e sul quale si sta mobilitando la società civile anche nel nostro Paese. Una petizione per “fermare il mercato dei bambini” è stata lanciata in rete dalla piattaforma Avaaz.org, sulla scia di analoghe iniziative statunitensi. Obiettivo: chiedere un intervento al Garante dell’Infanzia e l’Adolescenza, Vincenzo Spadafora.
“I concorsi di bellezza per bambini sono una piaga che ha devastato Paesi come l’America e l’Australia e ora rischia di fare lo stesso con il nostro. Ma se ci appelliamo subito al Garante per l’Infanzia possiamo stroncare questo fenomeno sul nascere”, si legge sul testo della petizione.
“Quella presentata nei concorsi di bellezza, così come in moltissime pubblicità, dove sono presenti i bambini, è un’immagine troppo spesso stereotipata, ammiccante, ipersessuata”, dichiara all’Adnkronos, Paolo Ferrara, Responsabile Comunicazione di Terre des Hommes.
”I bambini non devono mai essere oggetti, ma soggetti attivi, con una loro dignità. Non devono scimmiottare comportamenti inadeguati alla loro età e comunque non corrispondenti al loro sviluppo psichico, fisico ed emotivo. Ogni precoce erotizzazione dei bambini e delle bambine – ammonisce – va assolutamente bandita dalla comunicazione”.
Questa è una posizione chiara e decisa. Voi cosa ne pensate?!
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