In un’intervista al settimanale OGGI, da domani in edicola il neo-giudice di «X-Factor» Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, racconta il passaggio dei rapper dalla ribellione all’integrazione.
«Noi rapper ci saremmo imborghesiti? Non è un’accusa, è la realtà. Non capisco perché si debbano nascondere il successo e l’idea che la passione diventi un lavoro, evitare di mettere in luce i privilegi, la fortuna che hai avuto. È ipocrisia, un codice morale che francamente non capisco. In America il tuo obiettivo è fare con il tuo lavoro più soldi del tuo vicino di casa. Rapper compresi. In Italia devi restare nel ghetto, far vedere che non guadagni niente».
E continua, «In questo momento, tolti i grandi big della canzone che fanno vendite ingenti, chi tiene in piedi le fondamenta dell’industria discografica sono i rapper. Non stiamo governando, sarebbe pretenzioso dirlo, ma ci stiamo arrivando».
E aggiunge, parlando delle critiche dello zoccolo duro dei più nudi e puri: «Io stesso ho vissuto male questo imborghesimento. Comunque se decidi di fare questo lavoro ti capiterà di andare in posti che non ti piacciono. Personalmente non trovo avvilente l’andare in televisione nel momento in cui porti il tuo mondo dentro la scatola e non viceversa… Adesso non mi faccio più tanti problemi per questo, non ho nessun senso di colpa, me ne sono fatti troppi in passato e li ho superati… Certo, non andrei mai dalla D’Urso, a fare l’opinionista che dice la sua sull’omicidio di una ragazzina, non andrei mai a parlare di quanto sono belli i miei capelli o come i pori della mia pelle siano splendenti. Io vado a cantare, raccontare quello che è il mio mondo».
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