Il colorato mondo dei chiodini Quercetti continua a crescere. Questa volta lo fa con la linea “Mini Pixel Art”. Proprio come il fratello maggiore “Pixel Art”, la versione Mini permette di realizzare ritratti attraverso l’uso di migliaia di chiodini in 6 colori da applicare su una tavoletta traforata.
Basta appoggiare la scheda guida sopra la tavoletta e cominciare a bucarla con i chiodini. Una volta completata, la tavoletta potrà essere inserita nella cornice inclusa nella confezione e appesa alle pareti di casa come un piccolo quadro. A differenza del Pixel Art, la versione Mini è indicata anche per bambini più piccoli dai 5 anni in su. Il ridotto numero di chiodini, 1200 per una sola tavoletta, lo rende di facile composizione.
Mini Pixel Art è proposto in 4 allegre varianti che prendono spunto dal mondo animale: un colorato pappagallo, un tenero gattino, un simpatico cagnolino e una ranocchia. Semplici da realizzare, sono tutti da collezionare per dare un tocco personale alla cameretta dei bambini.
Il famoso mosaico multicolore della Quercetti & C., nato nel lontano 1953, non passa di moda. Anzi si rinnova, incontrando il fascino dei pixel digitali. Migliaia di chiodini colorati, correttamente inseriti nelle griglie, vengono usati per dar vita ad un ritratto degno di un opera d’arte “puntinista”.
Generazioni intere hanno liberato la propria fantasia e creatività con il gioco dei chiodini, brevetto francese degli anni ’40 portato in Italia proprio da Alessandro Quercetti. Il chiodino è stato l’antesignano del pixel, un vero e proprio gioco in 3D ante litteram. L’evoluzione di un prodotto così geniale non poteva essere altro che Pixel Art.
Un gioco nuovo ma fortemente legato alla tradizione, come tutti giochi Made in Italy di questo storico marchio piemontese. Giochi la cui valenza dura nel tempo e non può essere minata dall’innovazione tecnologica. Giochi che inducono alla socialità, al rapporto con gli amici, con i genitori, regalando un valore aggiunto rispetto ai giochi elettronici. Giochi che rispondono a quell’innato bisogno di manualità, di contatto, di colori, di movimento di cui nemmeno i nativi digitali possono fare a meno.