Sono passati tre anni ormai dal terribile disastro di Fukushima. Era l’11 marzo 2011 quando un terremoto di magnitudo 9,0, dopo aver provocato uno tsunami, causò anche un grave incidente alla centrale nucleare situata a 60 chilometri di distanza dalla cittadina giapponese.
I livelli di radiazioni che si sono sviluppati sono stati altissimi; ad oggi il numero ufficiale delle vittime è di 15.703 morti accertati, 5.314 feriti e 4.647 dispersi. Fra tutte le gravi conseguenze di questo disastro, purtroppo, ancora oggi i bambini risultano essere i più colpiti e i più a rischio.
Nelle zone limitrofe alle centrali infatti, è quasi impossibile vivere una vita normale: i bambini non possono giocare nei parchi o nei boschi, non possono uscire con gli amici e correre nei prati; le radiazioni infatti si trovano nell’ambiente naturale più che in quello artificiale, quindi anche una foglia o un albero possono rappresentare una trappola mortale per i più piccoli, inconsapevoli di questi pericoli invisibili. Quando escono, devono indossare mascherine al volto e mantelle di plastica per proteggersi dalla pioggia.
Alcuni dati mostrano poi una triste realtà: i bambini di Fukushima sono più predisposti per sviluppare un cancro alla tiroide rispetto alla media nazionale; i casi confermati sono 75, cosa che ha fatto salire l’allarme. C’è tuttavia una controparte che afferma come i minori in questa area del Giappone siano tenuti costantemente sotto osservazione, e quindi gli allarmismi sono eccessivi. Certo è che questo disastro, purtroppo, mostra ancora oggi i suoi effetti sui volti dei bambini: guardate la fotogallery dei piccoli a tre anni dal disastro per capire come affrontano la loro quotidianità.
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